30° episodio de "L'Aiuto Becchino"
Il sistema di approvvigionamento alimentare della nostra famiglia non era basato solo dal pollaio o dalle spese cittadine periodiche di mia madre. Il fabbisogno quotidiano era soddisfatto soprattutto dal fantomatico “Nacherelli”.
Nacherelli era un emporio ambulante su quattro ruote. Ogni mattina il suono stridulo del clacson del vecchio furgone colore crema, adibito a negozio, ci avvisava del suo arrivo davanti al cancello del cimitero e le donne di casa si apprestavano alla spesa dei generi di prima necessità. Naccherelli serviva le case coloniche sparse nella campagna troppo distanti dai negozi paesani, così anche il nostro condominio era diventato semplicemente un'altra delle case coloniche a cui il Naccherelli portava i suoi preziosi benefici. Svolgendo un'apprezzabile servizio socio-alimentare.
L'autista-gastronomo era simpatico e affidabile inoltre permetteva a tutti di “segnare” la spesa e saldare i conti con "comodo" a fine settimana. Spesso accadeva che oltre agli articoli alimentari o prodotti per la casa, introducesse, con sapiente capacità di marketing, tra un formaggio e un affettato, le ultime novità nel campo dell'abbigliamento intimo femminile; mutande ascellari, calze totalmente coprenti di colore nero, grigio e marrone, fino alla tonalità più ambita: beige, come il suo furgone.
Naccherelli era il nostro dispensatore di conforto quotidiano dal quale, anche Enzino si riforniva di prodotti per la casa o per un frugale pasto tra una pulizia di una lapide e l'altra.
Enzino tutti i giorni appariva nel nostro giardino lasciando la bicicletta appoggiata al cancello e da quando Aurelia se ne era andata, si prendeva cura per prima proprio la lapide di Aurelia.
Aurelia aveva raggiunto suo marito Adolfo e la facciata del piccolo appartamento che li ospitava, era stata rinnovata con nuove scritte e nuova foto. Enzino omaggiava Aurelia con le sue amorevoli attenzioni; cambiava l'acqua del vasetto con i fiori, lustrava la fotografia di ceramica alitandoci sopra, puliva il portalume, spazzava il pavimento sotto la lapide. Come una brava donna delle pulizie, rassettava con professionalità e precisione il nuovo piccolo appartamento della nonna.
Enzino era diventato il cliché della vecchia “spalla” privata del suo capocomico e rimasta sola, impossibilitata ad esibirsi in pubblico con i soliti numeri di avanspettacolo che ripeteva a memoria con tempi da attore navigato e quasi snob. Ora si trovava solo e triste, senza Vittorione con cui litigare e senza la nonna con cui ridere e far ridere, Enzino si era spento.
Passati alcuni giorni, un pomeriggio Enzino, pieno di adrenalina, si riaccese di colpo. Entrò sudato e sovraeccitato in casa gridando che Aurelia gli era apparsa!
Bianca con fare materno gli rispose:
-“Enzo, sei stanco e oggi è molto caldo. Forse ti sei confuso con la fotografia di Aurelia.”
-“Sono sicuro di quello che ho visto e sentito! Perchè Aurelia mi ha anche parlato!”
Graziella incredula, allora gli chiese:
-“Dai! e cosa ti avrebbe detto?”
Enzino bevve un bicchiere d'acqua, si mise seduto sulla sedia della nonna e cominciò il racconto dell'apparizione.
-“Stavo cambiando l'acqua ai fiori alla fontanella vicino alla siepe. Quando vedo muoversi i rami della siepe e uscire Tobia la tartaruga. Mi chino verso di lei per toccarla sulla testa. Sapete che porta fortuna vero?”
Tutti lo pregammo di continuare senza divagare. Allora dopo un ulteriore bicchiere d'acqua, Enzino riprese il racconto.
-”Sfioro la testa di Tobia e improvvisamente questa si mette ritta sulle due zampine posteriori e mi dice”.
Enzino cambiò tono della voce come per imitare Aurelia.
-” Enzo sono Aurelia, devo chiederti una cosa importante”
Enzino continua agitandosi sulla sedia.
-”Devi dire a tutti che mi dispiace, non volevo morire adesso, poco prima delle nozze di Andrea. Ma devi dire anche al mio nipote sciagurato. Se riesce a non sposarsi ne sarei felice. Avere famiglia alla sua età...un bambino. La famiglia è un bene ma può essere anche un male...Se non è voluta consapevolmente. Insomma è difficile..deve..non dovrebbe...anzi dovrebbe...scappare..”
Enzino interpretando se stesso:
-”Allora io la interrompo e gli chiedo: come faccio ad essere sicuro che sei te Aurelia? Tobia mi risponde”:
Riprendendo l'imitazione di Aurelia:
-”Sei duro come sempre! Possibile che non mi riconosci”
-”Allora Tobia comincia il numero delle smorfie che faceva Aurelia insieme a me. Tira fuori la lingua. Strizza l'occhio sinistro poi quello destro e infine chiude bocca e occhi insieme. Io rimango impietrito era il nostro numero esatto dall'inizio alla fine. Ma soprattutto la riconosco dalle rughe del collo. Non mi posso sbagliare. Era il collo della Aurelia!”
Le rughe del collo della nonna, quando faceva il numero delle smorfie, producevano una sinfonia in movimento incredibile. Erano così evidenti che ricordavano dei tiranti di una tenso-struttura elastica che danzava sotto la pressione di un forte vento.
-”Insomma. dice di fare attenzione ad Andrea e che le dispiace tanto per lui e si scusa con tutti. Poi, velocissima, torna nella siepe da dove era uscita.”
Continuò Enzino.
Il silenzio intorno a lui venne rotto dall'entrata di Remo, che disse:
-”Lo sapete? Ho trovato Tobia a pancia in sù, morta! Qui vicino casa.”