26° episodio de "L'Aiuto Becchino"
La calda brezza estiva faceva lievemente danzare le punte dei cipressi del mio giardino. Nessuno visitatore in quel afoso pomeriggio di inizio estate, così mia madre decise che era l'occasione giusta per fare il bucato. I panni venivano lavati nell'acquaio posto esternamente alla casa e per me era una piccola festa perchè veniva usato il detersivo Tide!
Questo prodotto rivoluzionario per le massaie di tutta l'Italia, regalava nelle proprie confenzioni alcune sorprese per i ragazzi della famiglia. Soldatini, ciondolini, figurine, tutti di una fattura estremamente rozza e dozzinale. Tanto che veniva detto, per indicare qualcosa di brutto: “Ma che l'hai trovato nel Tide?”
Nonostante questo, per me era sempre un piccolo grande evento. Rovistare con le mani nel detersivo alla ricerca della sorpresa nascosta mi dava una sensazione di novità e di felicità. Un piccolo tesoro da conservare e aggiungere alle mie collezioni.
Nonostante questo, per me era sempre un piccolo grande evento. Rovistare con le mani nel detersivo alla ricerca della sorpresa nascosta mi dava una sensazione di novità e di felicità. Un piccolo tesoro da conservare e aggiungere alle mie collezioni.
Una volta lavati, aiutai mia madre a stendere i panni nel retro del giardino a fianco del pollaio, dove incontrammo Remo intento ad governare gli amici pennuti.
“Remo! Ma lo vedi quanto sei sudicio e poi ti devi tagliare quei capelli, sono troppo lunghi. Domani iniziano i lavori per la casa, mica ti vorrai far vedere in questo stato?”
Normalmente mia madre gestiva anche l'immagine di Remo che lo convinse a recarsi immediatamente da Lelio, il parrucchiere!
Lelio era il parrucchiere da cui tutta la famiglia abitualmente poneva il destino della propria capigliatura e Lelio era solito compiere il proprio dovere con una sigaretta che non staccava mai dalle labbra. Concentrato sul taglio, con le mani occupate dalle forbici e dal pettine; riusciva a tenere in equilibrio la torre d'avorio grigio-azzurastra costituita dalla cenere della sigaretta consumata. Arrivato al filtro, si fermava momentaneamente con le forbici e gettava la cicca accanto alle ciocche di capelli tagliati caduti sul pavimento. Tutte le volte, ero totalmente affascinato da quel suo gioco di equilibrismo che riusciva a fare con la sigaretta stretta tra le labbra in posizione quasi verticale per tutta la durata della sigaretta accesa. Un vero mago. Ovviamente Lelio non poteva parlare mentre effettuava il suo spettacolo di varietà e questo rasserenava Remo che non era costretto ad intraprendere una conversazione di convenienza. Ma quella volta Lelio chiese a Remo come andassero le cose e non sembrava una domanda di cortesia. Mio padre rispose accennando che l'indomani sarebbero cominciati i lavori per la costruzione della nuova casa e questo lo rendeva felice ma contemporaneamente lo inquietava un pò perchè non riusciva a capire cosa poteva riservagli il futuro. Lelio, accendendo l'ennesima sigaretta gli disse:
“Futuro e passato sotto un certo punto di vista sono la stessa cosa. Hai presente il mito di Sisifo? L'uomo continua per tutta la sua vita a portare un peso; è l'unico suo compito e quando arriva a destinazione dopo una salita spaventosa, il fardello che aveva trasportato cade giù e lui deve ricominciare da capo la fatica. Tragica sorte o forse comica? “
Mio padre non capiva e si limitò alla sua consueta alzata di spalle. I due si strinsero la mano e si salutarono.
Lasciato il negozio del barbiere filosofo, andammo subito a casa, dove eravamo convinti di trovare la cena pronta e tutti a tavola. Quella sera era prevista anche la presenza di Anna ed Andrea. Entrati in casa ci accolse una grande confusione e agitazione generale. Le mie sorelle nel panico correvano con dei panni in mano da un angolo all'altro della casa; le pentole sul fuoco producevano un vapore che innondavano tutto l'ambiente; mia madre seduta piangeva e tremava e cominciò a gridare: “Fai uscire il bambino, portarlo fuori subito!”
Lelio era il parrucchiere da cui tutta la famiglia abitualmente poneva il destino della propria capigliatura e Lelio era solito compiere il proprio dovere con una sigaretta che non staccava mai dalle labbra. Concentrato sul taglio, con le mani occupate dalle forbici e dal pettine; riusciva a tenere in equilibrio la torre d'avorio grigio-azzurastra costituita dalla cenere della sigaretta consumata. Arrivato al filtro, si fermava momentaneamente con le forbici e gettava la cicca accanto alle ciocche di capelli tagliati caduti sul pavimento. Tutte le volte, ero totalmente affascinato da quel suo gioco di equilibrismo che riusciva a fare con la sigaretta stretta tra le labbra in posizione quasi verticale per tutta la durata della sigaretta accesa. Un vero mago. Ovviamente Lelio non poteva parlare mentre effettuava il suo spettacolo di varietà e questo rasserenava Remo che non era costretto ad intraprendere una conversazione di convenienza. Ma quella volta Lelio chiese a Remo come andassero le cose e non sembrava una domanda di cortesia. Mio padre rispose accennando che l'indomani sarebbero cominciati i lavori per la costruzione della nuova casa e questo lo rendeva felice ma contemporaneamente lo inquietava un pò perchè non riusciva a capire cosa poteva riservagli il futuro. Lelio, accendendo l'ennesima sigaretta gli disse:
“Futuro e passato sotto un certo punto di vista sono la stessa cosa. Hai presente il mito di Sisifo? L'uomo continua per tutta la sua vita a portare un peso; è l'unico suo compito e quando arriva a destinazione dopo una salita spaventosa, il fardello che aveva trasportato cade giù e lui deve ricominciare da capo la fatica. Tragica sorte o forse comica? “
Mio padre non capiva e si limitò alla sua consueta alzata di spalle. I due si strinsero la mano e si salutarono.
Lasciato il negozio del barbiere filosofo, andammo subito a casa, dove eravamo convinti di trovare la cena pronta e tutti a tavola. Quella sera era prevista anche la presenza di Anna ed Andrea. Entrati in casa ci accolse una grande confusione e agitazione generale. Le mie sorelle nel panico correvano con dei panni in mano da un angolo all'altro della casa; le pentole sul fuoco producevano un vapore che innondavano tutto l'ambiente; mia madre seduta piangeva e tremava e cominciò a gridare: “Fai uscire il bambino, portarlo fuori subito!”
Anna stava per partorire. Non c'era tempo per chiamare Niope, la levatrice. La quale aveva aiutato tutti i miei fratelli, compreso me, a fare la nostra “entratura” in quello strano giardino. Mio padre mi spinse fuori, ma riuscì a spiare dal buco della serratura e vedere quanto basta. In quel caos totale, Aurelia aveva preso il controllo della situazione e dopo alcune urla strazianti, Aurelia venne fuori dalla camera stringendo tra le sue mani rugose, semi avvolto in un panno sporco, un piccolo e brutto esserino di un colore indefinibile.
L'esserino visto da Otto Dix... |
Non dirmi che hai pensato uscisse dal Tide pure quello?!
RispondiEliminaChissà se la nostra Storia sarebbe stata diversa se solo avessimo saputo che si diceva "taid"...