Ho sempre considerato positivamente
cercare un accordo in tutte le situazione in cui si presentava un
conflitto. Nelle relazioni interpersonali, nella professione, nel
decidere come passare il tempo libero con altri tuoi simili, siano
essi dello stesso sesso o no. Insomma arrivare ad una mediazione
quando vi erano prese di posizioni diverse, era per me uno stile di
vita quasi istintivo e unico da adottare. D’altronde, discutere e
raggiungere un onesto compromesso significa corrispondere all’idea
che nessuno è portatore della verità.
Chiunque, anche il nostro
avversario, può aver visto aspetti della verità che ci erano
sfuggiti e possono essere integrati nella nostra visione. O anche
farcela cambiare. Il ripensamento e l’autocritica, quando sono il
frutto di un travaglio interiore, ci fanno maturare e devono essere
benvenuti. D’altronde, se viene meno la forza della contraddizione,
l’«immane potenza del negativo» di cui parlava Hegel, la società
non progredisce, la conoscenza stessa diventa statica e alla fine
inservibile.
Paradossalmente il normale esercizio
della dialettica diventa un pensiero da reprimere perchè visto come rinuncia dei propri ideali e
convincimenti esclusivamente per il quieto vivere o peggio ancora per
meschini interessi personali. Al contrario, l’intransigenza viene
elevata a valore, l’operazione di prendere partito, di prendere
posizione pro o contro, si è sostituita all’operazione del
pensiero.
Più in generale può dirsi che l’intero campo del pensiero
si divida fra autori che sono consapevoli del carattere chiaroscurale
della realtà e altri che invece si ritengono portatori della verità.
Questo è il limite di ogni illuminismo, l’inconsapevolezza che una
luce troppo accesa impedisce di vedere. Proprio come il buio.
Ora, mi chiedo: è colpa della nobile arte del compromesso se sono
nella condizione in cui mi trovo? E se fosse possibile un'alternativa
altrettanto nobile come quella del pugilato?
Un bel pugno sul naso ben assestato al tuo interlocutore, potrebbe
essere il miglior modo per fare i conti con la varietà e la
complessità del mondo umano.