perennemente in viaggio

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perennemente in viaggio ...sempre in classe economica...

martedì 2 giugno 2015

Una seria apologia del compromesso con revisione storica finale. Tratto dalle memorie del seminterrato.


Ho sempre considerato positivamente cercare un accordo in tutte le situazione in cui si presentava un conflitto. Nelle relazioni interpersonali, nella professione, nel decidere come passare il tempo libero con altri tuoi simili, siano essi dello stesso sesso o no. Insomma arrivare ad una mediazione quando vi erano prese di posizioni diverse, era per me uno stile di vita quasi istintivo e unico da adottare. D’altronde, discutere e raggiungere un onesto compromesso significa corrispondere all’idea che nessuno è portatore della verità.

Chiunque, anche il nostro avversario, può aver visto aspetti della verità che ci erano sfuggiti e possono essere integrati nella nostra visione. O anche farcela cambiare. Il ripensamento e l’autocritica, quando sono il frutto di un travaglio interiore, ci fanno maturare e devono essere benvenuti. D’altronde, se viene meno la forza della contraddizione, l’«immane potenza del negativo» di cui parlava Hegel, la società non progredisce, la conoscenza stessa diventa statica e alla fine inservibile.

Paradossalmente il normale esercizio della dialettica diventa un pensiero da reprimere perchè visto come rinuncia dei propri ideali e convincimenti esclusivamente per il quieto vivere o peggio ancora per meschini interessi personali. Al contrario, l’intransigenza viene elevata a valore, l’operazione di prendere partito, di prendere posizione pro o contro, si è sostituita all’operazione del pensiero.

Più in generale può dirsi che l’intero campo del pensiero si divida fra autori che sono consapevoli del carattere chiaroscurale della realtà e altri che invece si ritengono portatori della verità. Questo è il limite di ogni illuminismo, l’inconsapevolezza che una luce troppo accesa impedisce di vedere. Proprio come il buio.

Ora, mi chiedo: è colpa della nobile arte del compromesso se sono nella condizione in cui mi trovo? E se fosse possibile un'alternativa altrettanto nobile come quella del pugilato?

Un bel pugno sul naso ben assestato al tuo interlocutore, potrebbe essere il miglior modo per fare i conti con la varietà e la complessità del mondo umano.


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