perennemente in viaggio

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perennemente in viaggio ...sempre in classe economica...

venerdì 16 marzo 2012

L'intervallo estivo


27° episodio de "L'aiuto Becchino"


Andrea aveva accettato a malincuore la decisione di Primo. Il figlio non cambiava niente. Fino a che non si fossero sposati, Anna avrebbe abitato con il nuovo arrivato: Rodolfo, a casa sua e Andrea a casa propria, cioè nel cimitero. 
Iniziarono i preparativi delle nozze, le mie sorelle eccitate perchè l'occasione offriva a loro la possibilità di un nuovo vestito, mia madre doveva abituarsi al nuovo appellativo di nonna e il volto di Aurelia aveva riguadagnato tratti di serenità e soddisfazione. Era lei che aveva aiutato Anna a partorire. L'ultimo nato in quel giardino prima del trasloco definitivo. Il cantiere per la nuova casa aveva intrapreso il suo lavoro di edificazione, le fondamenta erano state gettate per il nostro futuro al di là della strada. Quei dieci metri che mi avrebbero separato dal cimitero, mi sembravano una distanza enorme. 
La nuova abitazione prevedeva un piano terra adibito a garage per il nuovo “carro” e magazzino con funzione di show-room delle casse. Al piano superiore il nostro immenso spazio: tre camere da letto, cucina tinello abitabile, salotto, bagno con vasca  ed un grande disimpegno che divideva la zona giorno dalla zona notte. Bianca aveva già predisposto il vecchio pianoforte a muro nel salotto mentre per il restante arredo restava un'incognita. Sapere che sotto di noi ci sarebbero state le casse e il carro mi rassicurava, mi faceva sentire a mio agio e meno distante dal mio giardino d'infanzia.


L'organizzazione del matrimonio richiedeva alcuni mesi, per cui la data fu fissata in autunno, lo stesso periodo in cui era previsto la fine del cantiere e la consegna delle chiavi di casa.
L'estate proseguì esclusivamente come periodo di attesa degli eventi che avrebbero cambiato la fisionomia della nostra famiglia. Intanto, Aurelia aveva ripreso nelle sue performance teatrali a favore di un solo spettatore: Rodolfo.  Tutte le volte che rimaneva sola con il neonato, metteva in scena il meglio del suo repertorio fatto di smorfie buffe e piccole gag gestuali con le quali riusciva a comunicare con quel brutto e irritante esserino. 


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