perennemente in viaggio

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perennemente in viaggio ...sempre in classe economica...

lunedì 5 marzo 2012

"Post riflessivo a posteriori."



Mai come oggi si è parlato tanto di civiltà e di cultura, quando è la vita stessa che ci sfugge. E c'è uno strano parallelismo fra questo franare generalizzato della vita, che è alla base della demoralizzazione attuale, e i problemi di una cultura che non ha mai coinciso con la vita, e che è fatta per dettare legge alla vita.
prima di riparlare di cultura, voglio rilevare che il mondo ha fame, e che non si preoccupa della cultura; solo artificialmente si tende a stornare verso la cultura dei pensieri  che si rivolgono verso la fame.
La cosa più urgente non mi sembra dunque difendere una cultura, la cui esistenza non ha mai salvato nessuno dall'ansia di vivere meglio e di avere fame, ma strarre da ciò che chiamiamo cultura, delle idee la cui forza di vita sia pari a quella della fame.
Abbiamo bisogno di vivere, e di credere in ciò che ci fa vivere e che qualcosa ci fa vivere. Ciò che viene dal fondo misterioso  di noi stessi non deve continuamente riversarsi su di noi in un travaglio volgarmente digestivo.
Voglio dire che è essenziale per noi tutti mangiare subito, è per noi ancora più essenziale non dissipare nell'unica preocuppazione di mangiare subito la forza del semplice fatto di avere fame.
Se il segno dei tempi è la confusione, vedo alla base di tale confusione una frattura fra le cose e le parole, le idee, i segni che le rappresentano.

 “Il Teatro e il suo doppio”  1932  Antonin Artaud

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