perennemente in viaggio

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perennemente in viaggio ...sempre in classe economica...

mercoledì 23 novembre 2011

Emozioni in un mercato e il nulla...

Proseguo sul sentiero intrapreso su questo spazio virtuale e ridefinisco il mio rapporto emotivo con il mondo attraverso una visita al mercato settimanale e la considerazione che mi viene in mente è sempre e comunque una frase Heideggeriana:
"Nel momento della noia profonda, nel momento della massima irrilevanza delle cose, nel momento in cui si affaccia il nulla, l’esserci ha la possibilità di interrogarsi sul suo rapporto con il mondo, sul suo essere-nel-mondo. «La noia profonda rivela l’ente nella sua totalità», ossia nel suo rapporto con il nulla."

Il nulla è abbinato alla morte? Forse la memoria della vita cimiteriale....
3° puntata dell'Aiuto Becchino:


I primi dubbi sulle mie convinzioni, nacquero quando la situazione sentimentale di mio fratello si complicò.
Andrea aveva tutti i privilegi del primogenito. Per diritto acquisito, era lui, ad esempio ad avere il compito di sigillare le bare di zinco con la fiamma ossidrica, aiutare mio padre a sotterrare e addirittura ad incidere sulle lapidi. Tutto ciò suscitava in me una piccola invidia nei suoi confronti amplificata dal fatto che adempieva a queste mansioni con latente sofferenza.
Una sera, dopo la cena consumata tra le consuete "nuvole di marmo", Remo discuteva animatamente con mio fratello. Il raro caso di litigio tra i due proseguì all'esterno dell'abitazione nei pressi del cancello. Affacciato da una delle finestre esistenti, seguivo con lo sguardo, l'allontanarsi di Andrea sulla propria moto Guzzi in direzione del paese.
Il paese era collegato a noi tramite un lungo viale asfaltato, come un ponte collega  un'isola con la terra ferma. La fioca luce rossa posteriore della moto pareva duellare con quelle dei lumini accesi all'interno del cimitero. La discussione verteva sulla convenienza della nuova relazione sorta tra Andrea e Lucia, la figlia del macellaio.


La famiglia di Lucia era benestante. Il lavoro del padre procurava una vita agiata e la poneva tra le famiglie più rispettabili del paese. Il padre di Lucia non vedeva bene questo amore sbocciato tra sua figlia e il figlio del becchino. Il becchino era una persona discreta e rispettata da tutti ma certamente non poteva essere considerato un mestiere invidiabile. 
Tutti in paese ritenevano il lavoro di Remo "un lavoro che non muore mai", ma nessuno avrebbe avuto il coraggio o meglio l'impudenza di avere a che fare con lui se non per "casi estremi e definitivi"


Le donne della famiglia, in prima fila, la nonna Aurelia, accudivano oltre la casa, anche un piccolo pollaio sistemato dietro la cappella centrale neo-gotica, poco distante dal deposito delle bare, maldestramente recintato da una rete metallica. La nonna ottantenne vedova del primo custode del "condominio", aveva il ruolo di coordinatrice domestica: elargiva consigli alla figlia Bianca (mia madre) sulla gestione amministrativa della famiglia ed al genero su come condurre il lavoro di becchino. La nonna fungeva anche da precettore per le mie due sorelle, nel pieno dell'effervescenza giovanile per niente annacquata dal luogo di residenza, anzi il loro mangiadischi era un generoso produttore di colonne sonore per ogni evento.
Le due sorelle, una bionda e l'altra bruna, erano discretamente corteggiate dagli esemplari di maschi rurali del paese, i quali non nascondevano la loro curiosità morbosa per quelle strane fanciulle. Uno di questi ragazzotti si distingueva tra gli altri, non solo per il lavoro che svolgeva, era istallatore dei nuovi apparecchi televisivi, ma soprattutto per il grado di educazione e cultura che possedeva. Aveva conosciuto le mie sorelle nel locale del paese adibito a discoteca, in pratica un magazzino nel retro del bar centrale, ed immediatamente si era invaghito di Graziella (la bionda), la quale si disinteressava completamente delle sue attenzioni, mentre era la bruna Gabriella che segretamente ricambiava l'interesse del giovane tecnico di nome Marco.

Marco fu il primo estraneo a sorpassare la soglia di casa. Con la scusa di propagandare il nuovo elettrodomestico, riuscì ad approdare sull’isola, senza avere motivi luttuosi. L'intento di Marco non era solo commerciale, tentava di vendere quella strana scatola magica insieme al suo cuore, offerto in omaggio a Graziella, la quale rifiutava sistematicamente quell'ingenua ma sincera "merce". Mia madre era più corruttibile, e convinse Remo ad acquistare la scatola magica, ottenendo il disappunto di Graziella e la felicità di Gabriella, poiché l'acquisto implicava una periodica assistenza da parte di Marco. In quelle ripetute "visite tecniche"  di Marco a casa mia, si sviluppò un rapporto di amicizia tra noi. "Quello della televisione", così Marco era riconosciuto dalla famiglia, divenne il mio primo vero amico.
In quel periodo non avevo amici al di fuori della scuola, i miei compagni non     frequentavano certi "giardini", per cui il sottoscritto era un sereno ragazzo solitario, al quale non pesava modificare giochi che solitamente erano effettuati in gruppo, come guardie e ladri, nascondino etc. I miei abituali compagni di gioco erano i residenti del mio "giardino d'infanzia".
Marco ruppe la routine domestica. Con me parlava dei suoi sogni, delle sue strane idee sulle speranze che poneva sul mondo intero, e di quel mondo ci aveva gettato l'immagine nella nostra isola. La nonna era più scettica di fronte ai discorsi del giovane tecnico, ogni volta che accendevamo "lo scatolone", lei lo osservava dal dietro, perché diceva che:
"Se Marco ci vede  il mondo,  io voglio vedergli il culo per capirlo meglio"...
..buco da dove vedere..


Tarzan a colori e 3D (1965)

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