Tra spread e bot, fervono i preparativi del cenone...
12° episodio de: “L'aiuto Becchino”
Le conseguenze del “Carosello” del 2 novembre a casa mia erano sempre molto impegnative per tutti noi. Quella volta si aggiungeva la preparazione della cena dove veniva accolta ufficialmente Anna. Questo causò maggiore caos del solito e tutti si impegnarono al massimo per fare trovare ad Anna una accoglienza calorosa e soprattutto un'abitazione quasi normale.
Il nostro appartamento, una volta entrati nel “giardino”, non era molto distinguibile dalle cappelle del resto del cimitero, tranne per l'antenna televisiva che spuntava dalla copertura gotica della “casa”. L'antenna, installata dal generoso Marco, dava una parvenza di normalità alla casa ma in evidente contrasto con il contesto generale. Per me era una sorta di vessillo che lottava con le croci innalzate sugli altri appartamenti del giardino.
Il nostro appartamento, una volta entrati nel “giardino”, non era molto distinguibile dalle cappelle del resto del cimitero, tranne per l'antenna televisiva che spuntava dalla copertura gotica della “casa”. L'antenna, installata dal generoso Marco, dava una parvenza di normalità alla casa ma in evidente contrasto con il contesto generale. Per me era una sorta di vessillo che lottava con le croci innalzate sugli altri appartamenti del giardino.
Entrando in casa da uno stretto e breve corridoio, incontravamo subito ai lati due porte, rispettivamente per entrare nel “cesso” (in tutti i sensi) e nella zona cottura, locale dove era situata effettivamente la nostra cucina economica (e nient'altro). La zona giorno era costituito dal tavolo-laboratorio di mio padre, il pianoforte a muro di mia madre ed un grande mobile dispensa dove erano mischiati i viveri insieme agli accessori per le lapidi. Un grande tavolo rotondo era posizionato nel centro della stanza, con intorno sedie di varie fatture, sicuramente progettate tutte da bizzarri designer con uno spiccato senso dell humor...
Quel giorno, il nostro tinello-salotto-studio-laboratorio ebbe una trasformazione radicale e divenne una vera e propria sala da pranzo. Il cambiamento fu effettuato in breve tempo e semplicemente dal trasloco in massa di tutti gli oggetti che potessero ricordare l'appartenenza a quel luogo, direttamente nelle nostre camere da letto, stipate all'inverosimile da ogni tipo di oggetti d'arte funeraria varia.
Il piatto forte della cena era: “Tadzio” il mio amato coniglio bianco, destinato però ad abbellire il nostro vassoio di Richard Ginori (“ereditato” da una nostra recente condomina) con contorno di patate in umido.
Anna entrò in casa, precisamente mentre Gabriella gettò l'ultima croce di bronzo in camera e, dopo i convenevoli di rito, iniziammo a mangiare. In quella occasione avevamo invitato anche Enzino, che ci aveva aiutato in modo sostanzioso a quella pulizia di primavera anticipata.
L'atmosfera comunque si sciolse in breve tempo, Anna era una dolce ragazza e la situazione non la infastidiva più di tanto. L'amore suo per Andrea era sincero e sicuro, inoltre attendeva un figlio e la conversazione verteva sul futuro dei due giovani. Mia nonna Aurelia, taciturna per la maggior parte della cena, improvvisamente chiese alla givane coppia cosa avessero fatto in quei giorni di fuga. Anna e Andrea, colti alla sprovvista, guardarono entrambi Enzino, il quale, arrossendo, confessò che li aveva ospitati in casa propria per aiutarli e consigliarli di rivolgersi alla “Edda”.
Edda era una fantomatica divinatrice e maga non ben vista dal paese, tanto che era costretta a vivere ed esercitare la sua “professione” in una casa colonica in aperta campagna.