25° episodio de "L'Aiuto Becchino"
La decisione del Preposto causò le più diverse reazioni nei componenti della mia famiglia e sui vari personaggi “satelliti”.
Queste furono le relative emozioni e conseguenti progetti futuri:
-Remo; incredulo, felice, proccupato per dove e come organizzare il laboratorio da marmista.
-Bianca; incredula, felice, preoccupata per tutto lo spazio in più che avrebbe dovuto pulire e tenere in ordine.
-Andrea; inebetito, sognante della stanza del figlio con tanto di culla ed accessori in stile liberty.
-Anna; inebetita e sognante di una sua prossima casa lontana da quel “condominio”, ben più di pochi metri come era stato stabilito dal Preposto.
-Coppia Regale (Cosetta e Primo); rassegnati e confusi.
-Gabriella; euforica, sognava la sua personale stanza con poster di Gianni Morandi e Dino alle pareti.
-Graziella; imbarazzata perenne, ancora restia ad uscire dal giardino dopo quello che era successo nei panni (pochi) di Salomè. Aveva confermato l'intenzione di cambiare non solo casa ma anche paese.
-Marco; sollevato, convinto nel perdono di Graziella e rassegnato a riprendere la normale attività col gruppo teatrale nelle sale della parrocchia.
-Don Spartaco; inamovibile, aveva cambiato destinazione d'uso alle sale della parrocchia. Non più disponibili alle attività culturali. Il parroco pensò di trasformare quelle sale in spogliatoi per i frequantatori della pista di pattinaggio adiacente la chiesa.
-Enzino; allibito, ammutolito. Temeva di non essere più il benvenuto, se avessimo avuto una vera casa.
-Vittorione; serafico (finalmente).
-Vittorione; serafico (finalmente).
-Edda; non pervenuta.
-Io; inconsapevolmente felice.
-Angela; non pervenuta.
-Suor Valeria; fiduciosa nella volontà di Dio.
-Suor Luciana; fiduciosa nella volontà del Preposto.
-Paese; sconcertato.
-Arciconfraternita; pragmatica.
-Tobia; rilassato.
-Guanto nero; stessa ansia di ricerca.
-Polli (nel pollaio); impertubabili, indifferenti.
Infine, Nonna Aurelia; con un'espressione di spavento stampata sul volto come quella di un'animale braccato che cerca il proprio rifugio-tana.
Aurelia, in quei giorni sembrava che non avesse più la percezione di ciò che stesse accadendo. Spesso, si metteva seduta in penombra davanti ad un angolo del tavolo in silenzio, a contare e ricontare i bottoni che costudiva in un sacco di tela. Erano i bottoni d'emergenza, di ogni tipo e misura. I sostituti che potevano salvare in ogni momento la sciagura della perdita dei bottoni delle giacche, cappotti, camicie, borse e addirittura scarpe di tutta la famiglia. Li aveva raccolti negli anni con pazienza e dedizione, strappati da vecchi abiti che il tempo e l'usura, la costringeva a privarsene. Oppure donati da conoscenti e amiche, quasi mai comprati in merceria. Se occorreva sostituire un bottone di una giacca, non era necessario che il bottone fosse dello stesso colore e misura o dello stesso materiale, era sufficiente che ricordasse vagamente la stessa fattura e modello. Il risultato spesso era simile alla creazione di una giacca di un triste clown ma la nonna ne era orgogliosa, perchè aveva impedito che uno della famiglia uscisse di casa, anche solo per un momento, con una giacca senza bottoni.
Una raccolta stupenda che invidiavo molto più delle mie collezioni di figurine.
Così, spesso la vedevamo contare ed ammirare quelle pietre preziose che Aurelia si era guadagnata faticosamente nella sua lunga vita di privazioni.
Il suo volto ed il suo stato d'animo ricordavano la faccia piena di rughe di Buster Keaton nell'opera cinematografica “Film” di Samuel Beckett. Come Keaton, anche Aurelia tentava disperatamente di sfuggire dalla visione della realtà e sopratutto dalla percezione di se stessa.
E' vero. Il patrimonio (l'unico) dei bottoni era d'obbligo come il corredo. Anche la mia mamma ne aveva una scatola piena con quelli bianchi da sé. Nella mia oziosa infanzia un bottone fatto girare su un filo teso poteva risolvere un pomeriggio afoso, nell'attesa di poter uscire fuori a giocare con gli amici. Mica c'erano solo i cowboys...
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