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perennemente in viaggio ...sempre in classe economica...

lunedì 23 gennaio 2012

La morte addomesticata


17° episodio de: "L'Aiuto Becchino"



Quel luogo in cui ero nato, in cui avevo trascorso l'infanzia e una parte dell'adolescenza, aveva reso straordinaria anche la mia personale percezione della morte. Una morte “addomesticata” e amica, con cui dialogare quotidianamente nella confusione della vita.
Ma l'atto finale di Vittorione aveva “banalizzato” tutto ciò. La morte mi aveva tolto una persona con cui mi confrontavo, facendomene sentire la mancanza: semplicemente non c'era più, un'esistenza scomparsa.

Tutti noi eravamo profondamente sconvolti da quel gesto, ma molti in paese erano invece come sollevati: lo dimostrò la quantità di presenti al funerale di Vittorione.  Erano presenti, oltre alla mia famiglia, Enzino e Marco, due vecchi compagni di guerra, e, in modo discreto e silenzioso,  Edda, con un velo nero sulla testa fino a coprire l'intero volto e due guanti neri lunghi fino al gomito. Subito pensai che servissero a mascherare la fantomatica mano amputata e mi chiesi che fine avesse fatto il topo con il quale aveva “benedetto” mio fratello Andrea e Anna. Le mie care sorelline, dal canto loro, non persero l'occasione per dimostrarmi il loro caldo affetto parentale, ricordandomi che i guanti neri di Edda potessero essere quelli che vagavano nel cimitero, tanto esaltati dalla nonna Aurelia. 



Io, per l'occasione, feci il chierichetto a Don Spartaco, che ufficiò il rito funebre in maniera sbrigativa e con palese imbarazzo a causa dell'atto sacrilego che Vittorione aveva commesso. Quel rito di cordoglio pubblico terminò con l'inserimento della cassa in un modesto appartamento riservato a Vittorione, in un'altrettanta modesta parte del condominio. 

 Mia madre invitò Marco in casa per bere un “bicchierino” e lui accettò di buon grado. Graziella trovò delle scuse per non essere presente, lasciando il campo libero a Gabriella, che ben contenta fece gli onori di casa. Marco ci informò che Vittorione in realtà non era fuggito dall'istituto, bensì dimesso, e subito dopo era stato ospite della casa colonica di Edda. Il giorno prima che mio padre lo trovasse, era arrivato con la sua bicicletta in piazza del paese e, tra lo stupore di tutti, aveva cominciato a lanciare in aria banconote di grosso taglio, sfidando i ragazzi presenti a raccoglierle.  Brandendo un vecchio bastone in mano sbraitava contro loro, con la sua voce roca e inconfondibile: 
“Vediamo chi ha coraggio di raccattarli. Vediamo quanto siete attaccati ai soldi!”

Quella sera avrei dovuto aggiungere il nome di Vittorione nel mio quaderno, magari con una frase di circostanza. Ma uscii di casa, gettai il quadernetto nel viale del giardino e lo bruciai. Le piccole fiamme che produsse si confusero con le altre mille del giardino, come tanti fuochi fatui che danzavano in omaggio a Vittorione.



1 commento:

  1. Mentre leggo, io me le vedo queste situazioni, me le figuro proprio. Evidentemente, per te, non sono del tutto passate... Quanto sarà doloroso lasciare le nostre valigie al Terminal?

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