Se Vittorione avesse avuto altri vestiti, se avesse avuto un'altro mezzo di locomozione, se avesse avuto altre mani e se fosse vissuto altrove; sicuramente avrebbe scritto questi versi in quel momento.
15° episodio de: "L'Aiuto Becchino"
La vita, è come un dente
All'inizio non ci si pensa
Felici di masticare
Ma poi ecco che d'improvviso si guasta
Fa male, e preoccupati
Lo si cura non senza fastidi
E per essere veramente guariti,
Bisogna strapparlo, la vita.
Quando avrò vento nel mio cranio
Quando ci sarà l'erba sulle mie ossa
Forse si crederà che io sogghigni
Ma sarà un'impressione sbagliata
Perchè mi mancherà
Il mio affare plastico
Plastico tico tico
Che avranno rosicchiato i topi
Il mio paio di coglioni
I miei polpacci le mie rotule
Le mie cosce ed il culo
Sul quale mi siedo
I miei capelli le mie fistole
I miei graziosi occhi cerulei
I miei copri-mandibole
Con cui vi lecco
Il mio naso vistoso
Il mio cuore il mio fegato il mio lombo
Tutti questi niente meravigliosi
Che mi hanno fatto apprezzare
Dai duchi alle duchesse
Dai papi alle papesse
Dagli abati dalle asine
E dalla gente del mestiere
Inoltre non avrò più
Questo fosforo un pò molle
Il cervello che mi è servito
A prevedermi senza vita,
Le ossa completamente verdi, il cranio pieno di vento
Ah quanto mi spiace diventare vecchio.
Queste poesie sono tratte dalla raccolta: "Non vorrei crepare" di Boris Vian.
eppoi sputerò sulle vostre tombe ...
RispondiEliminaIn realtà, ho sempre pensato che la Signora M., sotto il suo mantello nero, sotto il suo capuccio, non nasconda un teschio (metafora del nulla), ma la tua propria faccia, perché è la tua M. che è venuta a prenderti. Ed è più agghiacciante di qualunque scheletro.
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