16° episodio de "L'aiuto Becchino"
Nonna Aurelia era intenta a realizzare piccoli mazzolini di fiori pronti poi per essere venduti agli eventuali visitatori. Usava l'acquaio di pietra posto fuori dal nostro appartamento che funzionava da vetrina floreale. Aurelia aveva perso la sua abituale ironia nell'affrontare i riti quotidiani di quel giardino. In silenzio presi ad aiutarla, mentre uscì allo scoperto Tobia, la tartaruga. In quel vasto giardino era popolato anche da molti altri animali. Oltre ai polli nascosti, vi era ogni sorta di animale domestico e no: lucertole, topi, serpi, sporadicamente cani randagi in cerca di asilo, gatti che venivano temporaneamente adottati e ovviamente Tobia. Famiglie intere di animali contrapposti alla mia, vivevano nel mio giardino e ad ogni entrata di visitatore, essi come d'incanto scomparivano.
Anche Remo era più taciturno del solito, gli unici momenti in cui il suo volto si rasserenava era con i film di Totò e la sera precedente avevamo visto “Totò cerca casa” in tv. Alla famiglia di Tottò veniva offerto di abitare in una casa all'interno del cimitero ed ovviamente l'icarco di custode e becchino, ma loro dopo un vano tentativo rifiutavano scappando a gambe levate. Non ci volevamo credere ma sembrava di vedere la nostra situazione abitativa in quel film e tutti noi ne eravamo sorpresi e vagamente felici e soddisfatti.
Noi eravamo riusciti dove, il mito di mio padre aveva fallito.
Sapevamo che Vittorione era fuggito dall'istituto in cui “soggiornava” da quasi due settimane, ma nessuno riusciva ad avere altre notizie su dove si fosse rifugiato. Remo prima di chiudere il cancello, ogni fine giornata faceva un giro di perlustrazione del giardino ed infine rientrava a casa speranzoso di non trovare il solito caos e soprattuttto la solita cena cucinata in modo approssimativo da Bianca. Quella sera tardava a rientrare, così Mia madre mi chiese di chiudere il cancello ed alle mie sorelle di cercare nostro padre. Scesi i tre scalini che innalzavano la nostra abitazione dal giardino e immediatamente scorsi, nel crepuscolo della sera, la sagoma prodotta dal controluce delle mille piccole luci votive, di mio padre inginocchiato nel centro del viale.
Aveva trovato Vittorione.
Vittorione con la testa dentro una busta di plastica chiusa al collo con uno degli innumerevoli rosari di legno che adornavano la sua bicicletta.
Il suo corpo giaceva accanto alla propria bicicletta, davanti alla porticina dell'ossario.
Quel giardino, con tanto di polli e tartarughe, oltre che di anime fredde e silenziose, era "casa" x Vittorione, e voi la sua famiglia. A distanza di tanti anni sei riuscito a far commuovere ancora qualcuno per lui.
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